Che paroloni!
Attenzione che parliamo di formati audio multitraccia per dj e i tecnici del suono che staranno leggendo queste righe avranno stomaco sottosopra e macchie sulla pelle.
Battute a parte, se riscontrate questo tipo di problemi adesso possiamo assicurare che non è per il contenuto dell’articolo e che probabilmente dovreste farvi vedere da un medico, l’intestino infatti è il nostro secondo cervello e le eruzioni cutanee non vanno mai sottovalutate.
Inutile il preambolo dove specifichiamo che la tecnologia fa passi da gigante al giorno d’oggi però siamo qui a testimoniare proprio questo, balzi enormi nel campo delle risorse che ci troviamo a nostra disposizione in tema di composizione, produzione musicale e performance.
La cosa riguarda tutti: musicisti, dj, tecnici, nessuno escluso e nessuno dovrebbe avere un atteggiamento di chiusura e rifiuto nei confronti dell’innovazione.
La storia stessa della musica è passata e passa ancora anche attraverso la rottura delle regole e la creazioni di nuovi strumenti e piattaforme.
La verità, aspra e amara quanto un limone, è che moltissimi tra gli operatori del settore semplicemente si turano il naso davanti a tutto quel che rappresenta un nuovo corso, non tanto per una scelta lucida e consapevole ma per un rifiuto dettato dalla pigrizia di effettuare un cambiamento, e spesso anche a causa di assenza di informazioni.
Dovremmo imparare di più dallo stile di vita “made in USA”. Ecco, magari non prendere esattamente ogni cosa, ma ad esempio la loro facilità nel traslocare, cambiare lavoro o città comparato al nostro immobilismo seguendo il miraggio del “per sempre”, mi ha sempre fatto riflettere.
Noi abbiamo una casa che deve essere per sempre, un lavoro fisso e quindi per sempre, una città e così via.
Questo elemento della nostra esistenza mi ha sempre fatto riflettere, e come spesso accade mi ritrovo a traslare tutto in musica, forse per provare a dargli un significato o avere un altro punto di vista.
Nel settore che da oltre quindici anni mi vede coinvolto, quello dei DJ, il dinamismo è cosa assai poco nota, e qui il paradosso è ancor più grande visto che si parla dell’ambiente dove il mercato dell’attrezzatura per fare musica viaggia a una velocità quasi senza controllo da ormai parecchio tempo.
La paura di affidarsi a nuove soluzioni e provare il cambiamento è dimostrata in modo molto banale dalla quasi completa ignoranza in tema di nuove opportunità creative (almeno questo è ciò che succede in Italia, molto indietro da sempre nei nuovi trend).
Se non conosco, come faccio ad innovarmi?
Da qui l’idea di questo articolo su un argomento importante e misterioso allo stesso tempo: stem separation.
È necessario e doveroso divulgare le notizie, quelle che contano.
Non l’ultimo prodotto o prodottino di questo o quel marchio, non l’ultima hit di questo o quel producer, ma le nuove possibilità che abbiamo a portata di mano senza nemmeno saperlo.
La divulgazione è alla base anche del manuale che ho scritto e da poco pubblicato proprio per fare chiarezza su tanti punti legati alla figura e all’attività del DJ.
Io sono Edoardo Bonafortuna, musicista, dj, producer, docente e autore de “Il Prossimo Disco”, oggi parliamo di dj real time separation.
Il formato Stem, di proprietà Native Instruments fu introdotto sul mercato a ottobre 2015, annunciato come una rivoluzione.
Inutile rimarcare il fatto che in questi sei lunghi anni non si sia verfiicato alcun cataclisma come invece sperato dall’azienda tedesca.
Preme subito sottolineare che come spesso accade a causa di campagne marketing estremamente sensazionalistiche, l’utilizzo di questo nuovo tool non diede i risultati sperati.
Più che parlare di strumento occorre essere precisi e specificare che si tratta di un vero e proprio formato musicale multitraccia pensato per dare ai dj la possibilità di lavorare non con le singole versioni master di una canzone come fatto fino ad ora, ma appunto con edit composti da quattro parti differenti.
Il performer quindi può scegliere di utilizzare e manipolare una o più parti contemporaneamente tra quelle a disposizione nel formato. La sua manipolazione da una dimensione di Dj mixing si approssima al mixaggio come fase della produzione musicale che precede il mastering.
Effettivamente un grande salto in avanti a livello di creatività, qualcosa per cui si è costretti ad aspettare altri cinque anni, come vedremo più avanti nei casi di Virtual DJ 2021 e della tecnologia Neural Mix Pro di casa Algoriddim.
Il formato stem era ed è utilizzabile soltanto su Traktor (aggiornando il software ovviamente) e con alcuni degli hardware della casa tedesca, non tutti.
La reperibilità di tracce in questo formato ha da subito rappresentato un problema per due motivi: il costo dei singoli file, decisamente sopra la media, e la disponibilità in termini di catalogo.
Così come successe all’inizio degli anni Ottanta per i compact disc, dove si attese parecchio tempo affinché le label convertissero le proprie pubblicazioni e adattassero le nuove uscite.
C’è anche da aggiungere che la vendita del formato stem si rivolge a una nicchia, un segmento di mercato fatto di producer, performer e dj, i quali benché attirati dalle nuove possibilità creative non per forza sono disposti a cambiare piattaforma e strumenti di utilizzo.
La tanto attesa conversione di molti user verso Traktor attirati dagli stem non c’è stata, certamente non nei numeri sperati.
Questo non deve però distogliere dalla grande innovazione e dall’enorme salto in avanti che gli sviluppatori tedeschi hanno messo sul piatto a disposizione dei dj.
Atomix productions per il 2021 e la sua ultima versione di VDJ che dall’anno in corso prende il nome, l’ha toccata piano, parecchio piano ma non pianissimo.
A proposito di funzionalità, l’ultima release porta con sé quella che potrebbe essere una vera rivoluzione, per quanto non sia la prima volta che assistiamo a una cosa del genere.
Nello specifico si sta parlando della modalità denominata “real time stem separation”.
È la gestione dell’audio multitraccia, proprio come aveva fatto Native Instruments qualche anno prima proponendo il suo formato proprietario appunto chiamato stems.
Dove sarebbe la novità quindi? Proprio nell’utilizzo del formato, che in Virtual DJ 2021 non richiede alcuna specifica aggiuntiva.
Riproducendo normali mp3 nei lettori possiamo decidere cosa escludere e cosa sentire del file tra vocals, kick, instruments, hihat e bass.
Il nostro brano viene automaticamente privato degli elementi sopra citati se lo vogliamo, basta selezionare i pad che li rappresentano.
Si tratta di un passo avanti gigantesco dato che direttamente in fase di performance possiamo tenere solo la acappella di un brano e sovrapporla sopra un beat o cambiare al volo le sezioni dei brani che vogliamo far sentire al nostro pubblico, il tutto senza il minimo sforzo o senza alcuna abilità particolare.
Quello che non era riuscito a Native Instruments potrebbe invece essere portato a compimento dal team di Atomix, e a favore dell’azienda francese c’è il fatto di non dover usare nessun formato specifico per accedere a questa funzione.
In Traktor questa opzione è realizzabile solo con il formato proprietario stems ed è gestibile solo da alcuni strumenti hardware, non dalla totalità dei loro controller.
È dimostrazione di come un sistema chiuso in casi come questo, nonostante la grande innovatività non sia garanzia di successo.
È ancora troppo presto per dire a cosa porterà tutto ciò ma è sicuro che tali possibilità creative fanno gola a tantissimi utenti che potrebbero decidere di spostarsi in direzione VDJ, anche perché finalmente si assiste a un miglioramento grafico, anche se non si è sui livelli della concorrenza.
Potrebbe essere la spinta che serve per rendere finalmente credibile il programma agli occhi di pro ed esperti, visto anche il coinvolgimento pubblicitario di grandi nomi del dj game.
Preme fare una precisazione per dovere di cronaca: artisti quali David Guetta, Deniz Koyu, Afrojack o Ummet Ozcan solo per citarne alcuni, sono visibili all’interno di un promo video dell’azienda francese, in cui più che ufficializzare il loro endorsement danno un buon parere sulle nuove possibilità che il programma offre.
Da qui a vederli con un laptop in console e VDJ operativo come motore del dj set ce ne passa, ma non è detto non succeda, tutto è possibile.
Sicuramente l’operazione di marketing ha il suo impatto, ma anche di fronte a ciò non bisogna farsi abbagliare.
Il trucco da maghi del computer che rende possibile la separazione degli stem presenta però anche dei problemi, anzi un problema, non da poco: la qualità.
Questa è la differenza con il progetto di Traktor che prevede l’utilizzo di stem preparati dai produttori e quindi perfetti nella loro versione finale, puliti e dal sound ottimale.
All’interno di Virtual DJ la separazione avviene al volo sul momento ed è operata dal programma, quindi non sempre assistiamo a una resa audio dalle grandi prestazioni.
Da qui, per chi decidesse di optare per VDJ 2021, la necessità ancor più stringente di usare file ad alta risoluzione audio ed evitare download da YouTube e simili.
Alla festa si aggiunge un altro ospite.
Uno inatteso, poco conosciuto, che in tutti questi anni evidentemente ha agito nell’ombra, ma deve aver sicuramente fatto un buon lavoro mettendo sul mercato prodotto di altissima qualità in piena linea con quelli dei brand più blasonati.
Stiamo parlando di Algoriddim, azienda tedesca attiva dal 2006 che negli è riuscita ad ottenere successo e credibilità grazie alle sue app.
Più che altro utilizzate in ambito mobile e iOs nello specifico, ma con una solidissima reputazione, premi portati in bacheca e una solidissima “user base”.
Già durante il 2020 vienie rilasciato DJAY PRO AI disponibile per Mac e Ios, una release destinata a cambiare le carte in tavola e spostare gli equilibri in termini di download e utilizzatori attivi.
Si tratta di un dj performance software affidabile e robusto, evoluzioni dei suoi predecessori.
AI sta per “artificial intelligence” e fa riferimento alla tecnologia proprietaria Neural Mix Pro che gestisce la real time stem separation, come quello che succede in VDJ 2021 per intenderci, ma con un focus maggiormente spostato sulla qualità del risultato finale.
Separazione in tre parti del file nativo (al posto delle cinque del caso di Atomix Productions) tanto per iniziare ed inoltre la possibilità di avere questa nuova tecnologia a disposizione in un programma dedicato chiamato appunto Neural Mix Pro, disponibile gratuitamente e a pagamento con la possibilità così di caricare normali file .mp3 o .wav ed esportare gli stem che vogliamo, gestendo anche parametri di espressione quali ad esempio il volume.
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