Partiamo subito dicendo che Ableton Live come immaginerete dal nome è stato creato come primo intento di risolvere quello che è stato ed è ancora uno dei crucci e ‘’problemi’’ più diffusi per chi scrive e produce musica elettronica

La maggiorparte dei ‘’producer da cameretta’’ che hanno prodotto cartelle su cartelle di tracce e album da soli in uno spazio spesso piccolo e buio si sono dovuti confrontare con una serie di domande che provo a elencarvi qua sotto:

Come faccio a risuonare tutta questa musica live di fronte a un pubblico?

Come organizzo tutti le tracce dei miei pezzi lasciando spazio all’improvvisazione e all’istinto?

Come faccio a ridurre il margine di errore ma lasciarmi la libertà di cambiare e remixare la mia musica in tempo reale? 

Che sistema posso usare per combinare il mio approccio in studio a quello live?

Come faccio a far comunicare il mio computer con l’hardware che voglio? O ancora peggio come faccio a far comunicare il mio computer con il resto della band? 

Potrei andare avanti ancora per altre 50 righe con ulteriori domande e infinite possibilità .

Succede però che un gruppo di producers, accompagnati da un sistema aziendale fatto ad hoc mettono sul mercato un DAW che non è solo più un DAW ma anche un sistema geniale che ha come obiettivo quello di unire la produzione musicale al live e probabilmente, rispondendo a tutte queste domande.

Ableton Live oltre ad avere un unico e velocissimo modo di collegare tracce, gruppi, return e send, sdoppia il DAW in due facciate, una classica quella dell’Arrange e una nuova ed innovativa quella Session. 

In questo modo grazie anche all’introduzione del drag and drop facilitando e velocizzando non solo il metodo di produzione ma anche tanto la possibilità di farlo LIVE di fronte a un pubblico o a un dancefloor che non aspetta altro che di essere stupito. 

Questo articolo ovviamente non è sponsorizzato da Ableton ma è un focus su il live set elettronico e come questo software abbia in pochissimo tempo rivoluzionato il metodo di lavoro di tantissimi producers

Io ho iniziato a suonare live shows prima che Ableton diventasse uno dei DAW più diffusi e credo ancora prima che entrasse in commercio e così posso raccontarvi diversi punti di vista e l’evoluzione che vissuto in prima persona insieme a quella di diversi colleghi. 

Mi ricordo ancora uno dei primi live show che ho suonato, se non il primo in assoluto in cui portai sul palco con un amico 2 tastiere a testa per poter suonare più parti possibili e usando Cubase come DAW per suonare le basi e cercare di tagliere i loop in tempo reale. Potete immaginare il risultato, non funzionò nulla e presi dal panico ci trovammo a suonare pochi beat scarni loopandoli un po cercando di improvvisare il più possibile. 

Questa prima esperienza fu un trauma e da li ho deciso che il punto di partenza per ogni live set sarebbe sempre stato la semplicità

Che si voglia organizzare le proprie tracce in uno show dal vivo o che si decida di creare una serie di tools per uno show improvvisato la chiave è sempre la semplicità. Poche soluzioni ma efficaci, loops non tantissimi ma sempre precisi e ben preparati, poca confusione e una soluzione di instruments synths e effetti che conosco alla perfezione sono sempre stati la chiave per salire sul palco calmo e in pace e dare il mio meglio di fronte al pubblico. 

Passare a Ableton, nel mio caso, ha semplificato moltissimo il mio lavoro. Prima quando usavo Logic, preparavo loops e samples e li caricavo su un vecchio sampler Boss Roland SP 303 che aveva un bellissimo suono ma era un inferno da programmare, pochissima memoria e non mi ha mai dato sicurezza sul palco. 

Con Ableton Live invece il passaggio da produzione a live set è stato quasi immediato, creare loop e portarli nella sessione era questione di un attimo e ho potuto evolvere  il mio workflow in produzione anche in direzione live settando le mie tracce preparandole e lasciando spazio all’improvvisazione .

Parlo spesso di improvvisazione e live nella stessa frase perché l’energia della venue e del pubblico secondo me va abbracciata e trasformata in nuove idee, la musica va adattata al feeling che si ha sul palco, i tempi, gli spazi e le dinamiche secondo me devono essere dettate anche dal pubblico in uno scambio costante palco – pubblico.

Live con due tocchi crea la possibilità di adattare, cambiare e stravolgere un suono o un loop, tutti i controller in commercio si sincronizzano perfettamente e anche usare effetti e strumenti esterni è semplicissimo .

Chiaramente questo è il mio punto di vista, ho sempre fatto musica con un computer e quindi mi è sempre venuto naturale portare un computer sul palco ma chiaramente il discorso cambia quando si usano strumenti e sequencer analogici, sistemi modulari o altre macchine .

Questo articolo è solo uno spunto, una breve riflessione sul mondo dei live che per essere trattato come merita avrebbe bisogno di pagine e pagine e tantissimi punti di vista . É un tema vasto quanto la produzione, non c’è una via ma ognuno ha il suo approccio unico e un punto di vista originale che potrebbe cambiare il nostro punto di vista.

di Daniele Mana