Gli strumenti del DJ

da | Apr 26, 2022 | DJ

Quali sono gli strumenti del DJ? Fanno la differenza? Usare un formato rispetto a un altro può cambiare la performance? La tecnologia aiuta o priva del controllo?

Sono tutte domande interessanti ma alle quali è difficile rispondere. Nel frattempo si può iniziare con il tentativo di comprendere quali siano nello specifico gli attrezzi del mestiere per un disc jockey, quelli con cui ogni selezionatore di musica deve imparare a fare i conti.

È necessario iniziare a fare una piccola rassegna per capire con quale equipaggiamento questa avventura è iniziata, e anche perché tutto quello che oggi utilizziamo è figlio di quella rivoluzione.

dischi in vinile usati dai Dj per mettere musica nei locali
Dischi in vinile
Vinile

Gli attrezzi del mestiere sono sempre stati i dischi.

Oggi le cose sono così cambiate, i dischi non esistono più, sono file digitali, musica liquida.

I dischi agli albori non erano nemmeno di proprietà dei dj, ma del locale. 

Chi si trovava dietro la console dava un’occhiata, sceglieva e faceva suonare.

Detto così è ovviamente un po’ semplicistico ma è vero. 

I selezionatori dei club conoscevano le collezioni e sapevano dove mettere le mani, ma rimane il fatto che non possedevano nulla.

E sicuramente non avevano nemmeno gli strumenti di riproduzione o di gestione del sound.

Ciò che possedevano erano le abilità, innate in qualche caso, apprese in tanti altri.

giradischi con trazione diretta lo strumento indispensabile per i Dj prima dell'avvento del digitale
Giradischi con trazione diretta
Giradischi

Abbiamo un formato, il vinile, e abbiamo uno strumento per riprodurlo.

La musica era regolarmente riprodotta attraverso vinili e giradischi, nelle case, in radio e nei locali e da qui nasce il dj moderno, non dall’uso di questi strumenti ma dalla manipolazione e controllo degli stessi.

È qui la svolta: avevamo già assistito a semplici (per modo di dire) selezioni musicali, ciò che ancora ci mancava era veder maneggiare la musica stessa e fare in modo di modificarla.

“Non toccare il disco, si rovina! Non toccare il giradischi, si rompe!” 

Sono rimproveri che ancora mi risuonano nelle orecchie e so di per certo che molti condividono questo ricordo.

I dj facevano esattamente ciò che era stato detto loro di non fare: toccare i dischi, mettere le mani sui piatti.

L’obiettivo era di velocizzare o rallentare il brano scelto e la manipolazione avveniva su tutto quello che c’era, piatti e vinili.

Questo iniziò con le performance di Francis Grasso che per primo come sappiamo allineò a tempo e in battuta due brani non limitandosi a far partire una canzone dopo l’altra.

All’inizio della sua carriera erano utilizzati normali giradischi con trazione a cinghia, solo dopo qualche anno iniziò la produzione di attrezzatura dedicata con nuove funzionalità pensate per aiutare la pratica.

Lo strumento simbolo del dj e di tutta una categoria è senza dubbio il Technics SL-1200, lanciato nel 1972.

A differenza di un normale giradischi ha trasmissione diretta con motore direttamente montato sul piatto, garantendo così sufficiente potenza tale da resistere alle pressioni delle manipolazioni continue dei dj. La base è sollevata da terra grazie a piedi ammortizzati che assicurano lo scarico delle vibrazioni e su un lato viene inserito un cursore meccanico capace di modificare la rotazione del motore e quindi cambiare velocità al disco in esecuzione.

Mixer integrato in dj controller con controllo filtri ed equalizzazione a tre bande
Mixer integrato in dj controller con controllo filtri ed equalizzazione a tre bande

Mixer

Si lavorava già con coppie di giradischi e il suono era gestito in ingresso e uscita da mixer audio, finali di potenza e diffusori come se ne vedevano ai concerti ad esempio.

Gli impianti erano di tipo standard, solo dimensionati in base alle location.

Siamo ancora lontani dall’epoca della discoteca mastodontica con speaker in ogni angolo e bassi prepotenti studiati per avere grande impatto sul pubblico.

Nei primi anni Settanta arriva il primo mixer da dj, inizialmente solo un prototipo e successivamente messo in commercio a disposizione di una nuova classe di artisti.

Rosie, progettato e assemblato da Alex Rosner per Francis Grasso, è stato il primo dj mixer: piccola scatoletta con alimentatore, due canali stereofonici, ascolto separato in cuffia, un canale microfonico e vu-meter per monitorare il segnale ed evitare distorsioni.

Rosie è il primo, fino ad allora si usavano mixer audio di tipo tradizionale, di quelli che venivano utilizzati per i concerti o le registrazioni in studio. Gli elementi che caratterizzano Rosie ancora oggi sono le fondamenta di ogni dj mixer.

CDJ Pioneer
CDJ Pioneer

Cd e lettori

Con la rivoluzione digitale dei primi anni Ottanta i vinili gradualmente vengono soppiantati dai CD.

Ci sarà modo in seguito di sfiorare e affrontare sotto certi punti di vista il dibattito tra sostenitori di vinili e cd, anche se più di tanto non ha senso addentrarsi.

È una strada cieca, senza uscita. Non porta a nulla, ogni fazione ha le sue ragioni e soprattutto è libera di parteggiare per l’uno o l’altro formato.

Con i compact disc, ad affiancare i giradischi (la cui presenza nei club non è mai stata messa in discussione) arrivano i lettori cd.

La serie CDJ di Pioneer, rappresentata da alcuni suoi modelli (come il 100, 400, 1000, 2000 o tutta la linea Nexus) può essere considerata importante quasi quanto i giradischi Technics.

I lettori cd per dj sono inoltre figli del giradischi in termini di funzionalità e layout.

serie CDJ di Pioneer per mixare musica selezionandola dai compact disc

Software e controller

L’introduzione dei personal computer nella vita quotidiana così come in tutte le pratiche professionali, compresa quindi la musica, ha messo sul piatto una serie di nuovi strumenti con potenzialità inimmaginabili fino a qualche anno fa.

Questo è un passaggio fondamentale.

I software per dj non sono altro che riproduzioni virtuali ma estremamente fedeli di una console dj.

Per essere onesti e precisi sono borsa dei dischi e set-up tutto in uno poiché permettono di immagazzinare file digitali e riprodurli avendo a disposizione tutte le funzioni necessarie alla performance, oltre ad offrire tanti elementi in più.

La potenza oggi raggiunta dai computer portatili e la stabilità ottenuta dai software dopo oltre due decenni di sviluppo’ ha contribuito a fare del laptop il compagno di viaggio ideale tanto per i principianti quanto per i professionisti.

Un dj software è sufficiente per esibirsi e consegnare al pubblico una selezione musicale e una performance professionale (con ovvi compromessi soprattutto legati alle specifiche audio).

Il controllo e la manipolazione però sono a questo punto messi da parte, non potendo riprodurre con mouse e tastiera le azioni tipiche della pratica del dj.

A questo punto della storia anche per i disc jockey si inizia a parlare di workflow: letteralmente il flusso di operazioni, nello specifico il modo di lavorare o interagire con gli strumenti.

Emergono così i controller, periferiche o se vogliamo telecomandi da collegare via usb al pc per gestire tutto ciò che il programma che ho scelto per operare mi offre.

I controller sono a loro volta delle riproduzioni e riadattamenti degli strumenti tradizionali, quali giradischi, player e mixer, tutti di solito integrati in unico elemento.

Esistono diversi tipi e modelli di controller, con varie caratteristiche, forme e dimensioni: un mercato che per anni ha visto affermarsi relativamente pochi articoli è adesso inondato di prodotti con l’ovvio risultato di generare grossa confusione tra gli utenti.

cuffie per dj
Cuffie per DJ

Cuffie

Lascia perdere il look, le orecchie sono più importanti di quanto tu sembri figo.

Se poi vuoi per forza quelle cuffie che vanno tanto di moda, che hanno i calciatori, che rappresentano uno status, anche se quelli come me ti dicono che per quanto le paghi non ti danno molto in cambio e suonano maluccio, beh la vita è tua, proprio come quello che hai nel portafoglio.

Non faccio nomi, ma do qualche consiglio e dico la mia.

Una buona cuffia da dj ti deve garantire un buon volume d’uscita e un buon isolamento.

Quando attorno a te ci sono i volumi generati dai motori di un jumbo, se la cuffia non è ben chiusa non capirai nulla e sarai costretto a tirare su i livelli al massimo: la cosa non ti fa di certo bene, soprattutto a lungo andare. Stessa cosa se non hai buona gamma dinamica. Insomma devi avere potenza, cavalli, motore.

Non è solo una questione di bassi. Ok enfatizzarli perché ci serve avere sempre ben chiaro il riferimento della cassa della batteria, che in quei territori trova la sua essenza, ma lo spettro di frequenze è molto ampio. Non siamo serpenti, fortunatamente sentiamo anche medi e alti, e ci servono anche quelli.

Una cuffia che garantisca una buona esperienza di ascolto è fondamentale sul lungo periodo, ed è come abituare il palato al cibo buono, ciò che conta è la continuità.

Il cavo è meglio a spirale, sempre.

È allungabile, e quando sei in console, per un motivo o per l’altro, ti muovi, ti giri, magari balli e salti, mentre il cavo dritto, per quanto lungo sia, ti porta ad avere problemi.

Se possibile scegli una cuffia che predisponga dei pezzi di ricambio, in modo che in caso di rottura di qualcuno dei componenti tu non debba sostituire tutto l’articolo.

Un’ultima cosa: a parità di prestazioni meglio puntare sulla leggerezza.

Le cuffie sono generalmente usate per tante ore di seguito, e quello che può sembrare un problema insignificante dopo un po’ diventa insostenibile.

Se una scarpa provoca un leggero fastidio all’inizio va tutto bene, ma dopo 10 ore ai piedi? 

La cuffia deve calzare alla perfezione, ed ognuno deve trovare la sua.

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