Usare le sequenze (backing tracks) durante i concerti e le sessioni live è diventata un’esigenza per molti gruppi musicali, artisti e Dj.
Le sequenze sono della basi pre-registrate (tracks) che vengono lanciate durante la performace allo scopo di aggiungere suoni, ritmi e melodie alla musica prodotta dal vivo.
Per questa via è possibile arricchire notevolmente il flusso sonoro che arriva agli ascoltatori senza dover ricorrere a ulteriori musicisti sul palco o tecnici audio incaricati di questo compito.
Oggi, inoltre, i brani sono realizzati già in origine con moltissime tracce audio sovrapposte che sarebbe difficile riprodurre dal vivo senza la presenza contemporanea di molti musicisti o live performer.
Il pubblico quindi va ai concerti con delle attese che bisogna soddisfare ma, a prescindere da questo, è difficile rinunciare al potentissimo valore aggiunto offerto dalle sequenze pre-registrate per migliorare l’esperienza concertistica.
Come vengono usate le sequenze nelle performance dal vivo?
Le sequenze sono basi che possono contenere loop, chitarre acustiche, effetti sonori particolari o qualsiasi forma d’audio che sarebbe difficile riprodurre dal vivo in diretta.
Le ragioni per utilizzarle sono molte, ad esempio:
- come accennato, la necessità di aderenza ai brani così come sono stati incisi in studio di registrazione;
- impossibilità di utilizzare molti musicisti per motivi di budget o altro;
- necessità di sostituire un componente del gruppo che per qualche ragione deve saltare il concerto o l’intero tour;
- per ottenere suoni ed effetti speciali difficilmente riproducibili dal vivo;
- per aiutare a sincronizzare suoni, luci e video trasmessi durante il live
Vi sono band che arrivano a produrre buon parte del loro sound con delle sequenze “richiamate” mentre sono sul palco. Analogamente i Dj producer, abituati a far uso di loop ed effetti pre-registrati, sono abilissimi ad amalgamare (mixare) sequenze anche complesse servendosi di software e dispositivi elettronici di vario genere.
Ciononostante vi sono casi in cui un singolo Dj non è sufficiente a gestire la quantità di tracce attivate in simultanea. Anche la musica elettronica è soggetta a un processo di sofisticazione e ibridazione che richiede sempre più spesso la compresenza di più dj per gestire una sessione live.
Le sequenze, insomma, sono diventate il musicista/dj aggiunto sul palco. In fase di pre-registrazione, invece, non vengono necessariamente realizzate dalla band o dal dj che poi le userà dal vivo.
Seconde voci con effetti di modulazione, cori armonizzati, sezioni d’archi, sintetizzatori, campioni, loop di batteria elettronica, possono essere preparati coinvolgendo altri musicisti, produttori musicali o fonici.
In tutti i casi, le sequenze vanno poi integrate al suono prodotto durante le prestazioni live.
Lo si può fare con apparati hardware dedicati (un lettore che gestisca bus out separati) o con una DAW (computer e software) dotata di scheda audio multicanale e che includa le funzioni di un sequencer per gestire le varie tracce separatamente, come: ableton live, pro tools, cubase, studio one, ecc.
Il lancio delle sequenze di solito viene gestito dal batterista o dal tastierista della band o direttamente dal Dj nel caso della EDM.
Per la sincronizzazione delle sequenze si utilizza una traccia metronomo (la click track) che il fonico trasmette insieme alla base su un canale a parte e aiuta i musicisti a suonare a tempo.
Un ear monitor o degli auricolari sono fondamentali affinchè i musicisti, e in particolare il batterista, possano recepire il metronomo.
L’utilizzo delle basi per produrre musica live
Le sequenze preregistrate possono essere mantenute su più tracce o unite in un’unica traccia che costituirà la base su cui realizzare la performance live.
Unificare le tracce permette di ottenere un file ottimizzato ed esportarlo in un unico formato audio riproducibile da qualsiasi lettore e facilmente gestibile dal vivo.
Il vantaggio di mantenere separate le tracce, invece, è che potranno essere regolate separatamente in base alla resa effettiva durante il concerto. Come i tecnici del suono sanno bene, infatti, basi che sembrano perfette durante le prove vengono coperte dagli strumenti dei musicisti nei live o, al contrario, finiscono per sovrastarli.
La base viene generalmente preparata con l’ausilio di DAW come Logic Pro, Cubase o Ableton Live.
Questi programmi permettono di incidere le tracce strumentali o crearle con l’ausilio di MIDI, sample e strumenti virtuali VSTi.
La compresenza di più tracce e l’esigenza di doverle manipolare, mixare ed equalizzare, rende il processo di creazione delle basi non dissimile da quello che precede la registrazione in studio.
La terza alternativa è quella di lasciare aperto il progetto, con tutte le tracce separate a disposizione, e farlo suonare direttamente durante il concerto.
Una soluzione che permette modifiche “al volo”, ma complicata e poco efficiente in termini di uso delle risorse. Utile invece in fase di prova, quando si sta ancora lavorando sulle tracce.
Infine, la base può essere mono o stereo.
Il vantaggio della base monofonica è che può essere convertita in un’unica traccia audio che viaggia su un solo canale (sinistro o destro) e sfruttare l’altro canale per la traccia metronomo. Ovviamente, la qualità del suono non sarà eccelsa.
La base stereofonica, irrinunciabile per una resa professionale, richiede l’utilizzo di dispositivi di riproduzione con più di due canali.
In conclusione, basi e sequenze permettono di arricchire di suoni la musica prodotta da band, dj e producer, a patto di saperle preparare e integrare con sapienza durante le prestazioni dal vivo. Il rischio, altrimenti, è di produrre più rumore e meno musica.
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