Il vinile
Per il dj è importante fare un’attenta analisi e capire il funzionamento del giradischi così com’è fondamentale conoscere a fondo il vinile, per quanto possa sembrare semplice trattandosi di un disco.
Il controllo e la manipolazione che il disc jockey opera avviene tanto sullo strumento meccanico quanto sul supporto.
Dobbiamo conoscere ciò che maneggiamo.
Per la riproduzione sonora di un disco in vinile viene impiegato un giradischi collegato a un amplificatore.
Questi strumenti permettono di utilizzare formati dal diverso diametro e, per mezzo di un selettore, è possibile scegliere la velocità di rotazione.
Il vinile prende il nome da PVC, la termoplastica utilizzata nel processo di produzione.
Nel 1948 furono introdotti i dischi in vinile; questi, rispetto ai vecchi dischi a 78 giri in gommalacca che andarono a sostituire presentano un solco di spessore e profondità minori (per questo sono anche detti microsolchi) e ruotano a velocità più bassa, consentendo una maggiore durata di registrazione e riuscendo a raggiungere (e a volte a superare) nei 33 giri i 30 minuti a facciata.
Il suono è riprodotto analogicamente e per la riproduzione l’informazione sonora viene letta per mezzo di una puntina, in diamante o altro materiale sintetico, posta sul solco inciso. La rotazione del disco fa sì che la puntina generi vibrazioni derivanti dalle irregolarità del solco che, per mezzo dello stilo su cui è montata, vengono portate ad un trasduttore (fonorivelatore), che può essere realizzato con varie tecnologie: piezoelettrico, magnete mobile o bobina mobile.
Fino agli anni settanta del secolo scorso il vinile è stato il più diffuso supporto per la riproduzione audio di materiale pre-registrato, ma il suo dominio è stato insidiato negli anni ottanta dalle musicassette e dal decennio successivo ha ceduto definitivamente il passo al CD audio.
La produzione su larga scala di dischi in vinile è praticamente cessata nei primi anni Novanta (in Italia nel 1993).
Dalla seconda metà degli anni duemila il disco in vinile è tornato negli scaffali dei negozi, essenzialmente come prodotto di nicchia mentre ora si può affermare che viva una seconda età dell’oro, se si pensa che nei primi sei mesi del 2015 i proventi delle sue vendite hanno superato i profitti generati dalle royalties di canali video come YouTube e piattaforme di music streaming come Spotify, Deezer o Apple Music.
Suona meglio o peggio?
Non esiste suono migliore o peggiore, dipende dai nostri gusti e da cosa ascoltiamo.
Nella riproduzione di un disco in vinile non vi è conversione del segnale: questo è analogico, e passa dalla puntina all’amplificatore, per poi essere diffuso dalle casse.
Per CD, file mp3, musica liquida in genere c’è una conversione di tipo digitale-analogico.
Il disco in vinile è da prediligere su registrazioni effettuate in maniera analogica, ad esempio su bobina.
Dischi registrati in digitale tramite software professionali come Pro Tools, Logic Pro o Cubase possono essere trasferiti su vinile, ma il supporto non renderà giustizia alla composizione.
Inoltre le incisioni in studio realizzate nel periodo in cui i vinili erano lo standard principale di ascolto sono pensati per essere riprodotti tramite il giradischi, e quindi posseggono tutte le caratteristiche di mixaggio, equalizzazione e masterizzazione per rendere al meglio tramite il supporto dell’epoca.
Ad esempio: Frank Sinatra suonerà sempre meglio su vinile rispetto al CD, come David Guetta trova la sua massima espressione nelle nuove tecnologie di riproduzione digitale.
CD e vinile a confronto
Il Compact Disc portò ad una piccola rivoluzione nell’audio domestico, introducendo uno standard di qualità elevata, apparentemente meno corruttibile nel tempo e di utilizzo estremamente semplice e pratico.
Nonostante molti nostalgici dell’audio hi-fi basato sul disco in vinile lamentassero inizialmente una freddezza dell’ascolto derivante dal CD, ciò andava probabilmente imputato alla non eccessiva padronanza del nuovo formato dal punto di vista tecnico da parte di coloro che realizzavano e riversavano i primi lavori in digitale.
Nello specifico molte vecchie registrazioni analogiche non furono realizzate con particolare perizia, rendendo difficile se non in alcuni casi quasi impossibile la conversione del contenuto.
Qualche numero:
- La risposta in frequenza del CD è di circa 20Hz-20kHz, contro il range 30Hz-15kHz di un riproduttore LP
- Il range dinamico è di 90 dB per il CD, di circa 70 dB (a 1 KhZ, la frequenza che dà la prestazione migliore) per il vinile
- Il rapporto segnale/rumore (SNR) è superiore a 90 dB per il CD, inferiore a 60 dB per il vinile
- Il vinile ha una vita virtualmente illimitata mentre il CD dopo’ 10/15 anni tende a trovare difficilmente dispositivi che lo possano leggere
- Il vinile può ospitare fino a 60 minuti di registrazione, mentre il CD arriva a 74
- Il CD non si deteriora con l’ascolto mentre il vinile (essendo solcato ad ogni
riproduzione) perde qualità in maniera progressiva - Con il CD non avremo mai il verificarsi dell’effetto Larsen con riproduzione frequenze molto basse
- L’utilizzo del vinile è relativamente scomodo: ad ogni inizio di ascolto, per salvaguardare la massima qualità, andrebbero puliti dalla polvere sia il disco sia la puntina
La durata del vinile
Non è raro ascoltare e godere della buona qualità di un disco in vinile anche di cinquant’anni di età e questo rende tale formato di gran lunga il più longevo.
Il CD ha una durata inferiore, richiede una tecnologia molto più sofisticata per poter essere ascoltato.
Morale della favola: se fra cinquant’anni volete ascoltare un disco in vinile potrete ancora farlo, la stessa cosa probabilmente non sarà possibile per un CD, un DVD o un file mp3.
Ho avuto io stesso modo di tirare fuori dal fango residuo di un’alluvione copie di album completamente rovinate che una volta lavate e asciugate facevano ancora il loro sporco (è il caso di dirlo) dovere suonando su un impianto.
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